Il tema di questo modulo è la comunicazione. Oltre alle informazioni di base su come migliorare la comunicazione, il modulo tratta la gestione dei colloqui difficili, che rappresenta un aspetto cruciale del problema. Come iniziare il dialogo con studenti difficili o assenteisti? Come prepararsi ai colloqui con i loro genitori?. Un altro tema è il processo del colloquio dal saluto iniziale alla conclusione, compresa la relativa documentazione e valutazione. Come si può gestire il processo e il raggiungimento di accordi su obiettivi realistici? Come produrre una efficace documentazione e valutazione dei risultati dell’incontro? Inoltre si apprenderà qualcosa sulle regole di feedback ai messaggi dati in prima persona e alla comunicazione non verbale. Sono poi presentati alcuni aspetti speciali della comunicazione tra colleghi e in classe.
Unità didattiche su assenteismo e rifiuto scolastico
E’ importante parlare dell’assenteismo in classe perché così facendo l’insegnante può creare consapevolezza del problema tra gli studenti, può mostrare comportamenti alternativi e rispondere alle assenze senza motivo quando capitano. Il coordinatore della classe è la prima e più importante persona di riferimento all‘interno della scuola, qualcuno che è massimamente interessato agli studenti e ai loro problemi e che può anche spiegare le specifiche regole che la scuola si è data sull’assenteismo. Le seguenti schede di lavoro possono essere usate nelle unità didattiche sulle assenze non giustificate da reali motivi di necessità. Sono proposte per creare schede vostre, adatte ai vostri gruppi di studenti.
2_1_1_truants.pdf
2_1_1_madness.pdf
2_1_1_talking.pdf
2_1_1_fear.pdf
2_1_1_playing_truant.pdf
2_1_1_innoschool.pdf
Come promuovere in classe un clima positivo e favorevole all’apprendimento
Come insegnanti sapete già probabilmente con quali tecniche instaurare una buona atmosfera in classe, per esempio con il vostro atteggiamento verso gli studenti che dovrebbe essere aperto, cordiale e incoraggiante e con la creazione di lezioni che vengano incontro alle necessità e agli stili di apprendimento individuali. Si tratteranno quindi le aree che rivestono grande importanza per i ragazzi a rischio (come analizzato nel Modulo 1). Molto spesso questi giovani hanno molti problemi fuori della scuola, come per esempio dover seguire fratelli e/o sorelle più piccoli a causa di difficili situazioni familiari. Per riuscire a motivarli in classe è importante mostrare che li apprezzate, dando loro piena responsabilità e permettendo di aver un ruolo nelle scelte didattiche (quando possibile), mandando dei segnali come “credo in te”, “ti stimo” , “ti prendo sul serio”. Walker ha elencato una serie di esempi di comportamento
behavior patterns che possono essere usati per rinforzare il messaggio. Un altro approccio importante in questo contesto è “l’approccio centrato sul cliente” di Rogers (1993); i cui elementi fondamentali sono l’ empatia e l’apprezzamento (V. anche il capitolo 3.2 sull’ ascolto attivo).
Poiché gli studenti a rischio sono spesso deboli nelle competenze comunicative o nella risoluzione dei conflitti (V. Capitolo 4.2 gestione dei conflitti) , è particolarmente importante sostenerne l’ integrazione sociale. Alcuni suggerimenti per promuovere positive dinamiche di gruppo si possono trovare in Klippert (1998), che tratta in modo dettagliato vari metodi per apprendere a comunicare nel gruppo classe. Walker (1995) ha pubblicato un utile testo intitolato “Non-violent Association with Conflicts in the Secondary School”, dove si possono trovare esercizi e giochi per
- Imparare a conoscersi l’un l’altro
- Migliorare l’ autostima
- Comunicare
- Collaborare
- Interagire tra i sessi
Come insegnanti dovete sempre rappresentare un modello positivo
model e una guida con il vostro esempio.
Se gli studenti trovano luoghi fuori dalla scuola dove si divertono di più, stare fuori piuttosto che dentro la scuola diventa più gratificante. Per contrastare situazioni di questo tipo è molto importante che le lezioni siano ben progettate, interessanti e pensate in modo da creare collegamenti con le esperienze quotidiane dei giovani fuori dalla scuola. Gli studenti a rischio si annoiano molto presto e sono demotivati se l’ insegnamento è centrato sull’ insegnante. Se le lezioni devono produrre interesse e motivazione si devono seguire quei metodi che possano essere più attraenti e adatti ai singoli studenti (V.anche Modulo 3).
Particolarmente importante se cercate di essere bravi insegnanti è credere davvero che “ogni ragazzo conta” (V. “Every Child Matters” nel Rapporto Nazionale del Regno Unito e il manuale tedesco “Concetti contro l’ assenteismo, Ogni ragazzo conta” pubblicato da Rat für Kriminalitätsverhütung in Schleswig-Holstein)
Tenendo presenti questi concetti, guardatevi con occhio critico e ponetevi le seguenti domande “quanto sono soddisfatto del mio livello di insegnamento?”, “che cosa vorrei cambiare?” “che cosa va bene, che cosa non va?” Identificate le risorse che vi servono per migliorare (V. anche Capitolo5.1).
Come promuovere un clima positivo nella scuola
Questo paragrafo descrive le strategie che combattono il rifiuto scolastico e i comportamenti scorretti. Certamente ne avete sperimentate alcune nella vita scolastica di tutti i giorni e sapete che sono particolarmente importanti per i ragazzi a rischio. In cima alla lista delle strategie c’è l’esigenza di una condivisa visione della scuola, la certezza che ognuno a scuola conosca e sostenga i valori, le regole e i comportamenti che la scuola si è data (V. anche il Capitolo 2.1). Se questa visione condivisa non esiste, un modo per costruirla è la costituzione di un gruppo di lavoro, con rappresentanti degli studenti, il cui compito sia di lavorare sulla visione e lo sviluppo etico della scuola. Suggerimenti iniziali possono essere discussi a fondo e alla fine, dopo averli a lungo negoziati dovrebbe emergere una chiara comprensione di ciò che si intende per “visione” e “missione” a lungo termine della scuola. Una volta chiarito e compreso il significato dei termini, sarà più facile trarne le conseguenze pratiche.
Un altro fattore importante che influenza la visione condivisa è l’apertura che una scuola dimostra sia all’ interno che verso l’ esterno. Che cosa ciò significhi può essere chiarito nel porsi e rispondere alle seguenti domande:
- Quanta comunicazione c’è tra colleghi e tra il personale e la dirigenza?
- Gli insegnanti visitano le altre classi per apprendere da esempi di buone pratiche dei colleghi?
- Ci sono occasioni per aprire le porte delle aule, della sala insegnanti o delle segreterie?
- Quanti partner ha la scuola nella comunità del territorio? (collegamenti con aziende locali, gruppi di volontariato, ecc.)
- Quanto funzionano i canali di comunicazione con le famiglie?
- Esiste collaborazione da parte dei genitori nelle azioni con cui gestite i problemi?
- Avete incontri regolamentati tra insegnanti e genitori nel caso di assenze? Se sì, quanto collaborano i genitori? Che cosa potete fare per migliorare la partecipazione dei genitori?
- I genitori o i nonni hanno la possibilità di offrire suggerimenti che la scuola possa seguire – per esempio creando gruppi di lavoro con i genitori in situazioni simili o prendere parte attivamente o passivamente in altri modi, per esempio permettendo loro di guardare il comportamento dei figli durante le lezioni ?
Un altro strumento è il vedere la scuola come “un posto da vivere”. Sostenere l’attaccamento emotivo alla scuola, per esempio festeggiando i compleanni insieme o organizzando occasioni in cui riconoscere e premiare i buoni comportamenti, il che può rinforzare il desiderio di stare a scuola.
Lohmann (citato da Thimm. 1998, p. 87.) suggerisce altre idee interessanti per l’ organizzazione della vita scolastica.
La visione della scuola può essere positivamente arricchita dando supporto e incoraggiamento sia agli studenti che agli insegnanti. Poiché i giovani a rischio hanno spesso lacune in diverse aree, le loro debolezze dovrebbero essere valutate e affrontate come si dovrebbero incoraggiare i loro punti di forza. E’ utile a questo proposito usare i metodi e gli strumenti descritti nel Modulo 4. E’ anche estremamente importante creare sufficienti occasioni agli studenti più deboli di sperimentare momenti di successo. Offrire loro occasioni per mostrare il loro talento nello sport, musica o nel gruppo teatrale. Inoltre dovrebbero essere offerti sia agli studenti che agli insegnanti dei corsi per migliorare le loro competenze comunicative e il lavoro di gruppo. Sarebbero di aiuto per imparare e far proprie le tecniche di lavoro, di mediazione e di presentazione dei problemi (V. anche Capitolo 5.1).
Documentazione dell’assenteismo e scambi di informazione tra colleghi
Un sistema di documentazione delle assenze, correttamente autorizzate e non, è essenziale per garantire che l’ assenza sia immediatamente riconosciuta. E' utile anche registrare i ritardi e investigare se le assenze /i ritardi si riferiscano a lezioni o giorni specifici nella settimana. Se uno studente è stato assente dovreste controllarne la presenza e assicurarvi che anche i vostri colleghi facciano altrettanto. Plasse (2004) propone un modulo di documentazione delle assenze
absenteeism documentation form. Assicuratevi anche che tutti gli studenti e i genitori conoscano il regolamento della scuola sulla giustificazione delle assenze e dei ritardi. Comunque anche le assenze veramente autorizzate dai genitori, e per validi motivi, possono costituire un problema e devono essere registrate e monitorate. Assenze presumibilmente ignorate dai genitori dovrebbero essere discusse con i colleghi e dovrebbero seguire le procedure che la scuola si è data. Comunicate il problema delle assenze al coordinatore della classe e cercate di individuare quale collega abbia il miglior rapporto con lo studente e possa assumere funzioni di mentoring. Gli scambi di idee di idee tra colleghi possono esservi di aiuto e portarvi a individuare strategie di collaborazione (V. anche Modulo 5, Cap. 5.1).
Fertsch - Röver-Berger (2006, p.267) indica i seguenti suggerimenti su come gestire lo scambio di idee :
- sviluppo di strutture di gruppo (per esempio creare gruppi per fasce di età
- collaborazione con insegnanti esperti di counselling per le tossicodipendenze
- collaborazione con mediatori culturali in caso di alunni stranieri
- collaborazione con assistenti sociali della scuola (quando esistono)
- collaborazione con insegnanti di scuole speciali nel caso esista la formazione di classi piccole o integrate
Marinare la scuola, un tabù. Ruolo e funzioni della dirigenza
Tutti gli studenti della vostra scuola devono conoscere esattamente ciò che accade se infrangono le regole sulla presenza. Devono sapere che il loro comportamento ha conseguenze su di loro come individui e può averle anche sui loro genitori. E’ di cruciale importanza che il dirigente scolastico affronti il problema dell’ assenteismo apertamente in modo che le assenze non autorizzate (Ndt. nel nostro contesto si dovrebbe parlare di assenze sospette) attraggano attenzione e interventi fin dalla prima occasione. Ciò può significare che il dirigente debba incoraggiare la comunicazione tra gli insegnanti affinché parlino delle difficoltà di frequenza nelle loro classi senza paura di essere criticati.
Inoltre è importante sia per gli studenti che per gli insegnanti e i genitori conoscere la procedura in caso di assenze effettuate senza valido motivo. Perciò pubblicare la politica adottata è di grande aiuto. Temme (2002), citato da Plasse (2004, p.78) auspica la redazione di un manuale: “ in un manuale della scuola dedicato all’ assenteismo tutti gli aspetti del problema dovrebbero essere esaminati. Dovrebbero essere imparati da tutto il personale passo passo e le loro esperienze dovrebbero essere registrate.”
Per chiarire i sistemi e le procedure da adottare nella gestione dell’ assenteismo, un giorno di aggiornamento in servizio potrebbe essere usato per discutere sulla situazione corrente, sui concetti base adottati nella scuola e sul regolamento concordato e sulla sua applicazione. Plasse (2004) propone alcuni metodi
methods (05 Plasse.it). Un sistema di registrazione, scritto, o computerizzato, delle presenze aggiornato dagli insegnanti quotidianamente , o se possibile ad ogni lezione, serve a raccogliere dati significativi che identifichino gli studenti che possono destare preoccupazione e per i quali è necessario un qualche intervento.
Buoni canali di comunicazione tra i genitori e la scuola sono un altro cruciale fattore protettivo contro l’ abbandono scolastico.
Se i potenziali “drop out” partecipano alle lezioni, spesso disturbano e gli insegnanti possono avere meno problemi quando non sono presenti. Ciò può portare gli insegnanti a preferire che non siano in classe e scegliere il “percorso più facile” di escluderli dalle lezioni. E’ perciò fondamentale che il dirigente scolastico supporti e incoraggi il lavoro degli insegnanti che si impegnano a cercate di far restare a scuola gli studenti a rischio. Ciò può essere fatto fornendo risorse in termini di tempo e finanziamenti come anche informazioni su possibilità di aggiornamento sul tema.
Linee guida e regolamenti specifici
Secondo Plasse (2004, p 97) le seguenti linee guida possono essere utili. Sono proposte e possono servire da orientamento. Naturalmente l’ attuazione varierà da scuola a scuola, il punto importante è che la scuola si dia una procedura sulla quale ci sia accordo.
- Prima assenza non giustificata: Trovare la persona adatta per lo studente parlando tra colleghi. Quando lo studente ritorna rinforzare la sua presenza e il comportamento desiderato.
- Se l’ assenza si ripete: Invitare i genitori ad un incontro per lettera (V. anche Cap.3.4) Lo studente dovrebbe essere informato in anticipo che ciò sarà fatto. Dovete decidere se lo studente debba partecipare all’ incontro o no. Indipendentemente da questa decisione, dovete far conoscere allo studente che possibilità ha di ricevere aiuto.
- L’ incontro con i genitori/studenti: Trovare un base comune e concordare strategie per essere certi che lo studente ritorni a scuola (V. anche Cap. 4).
- Seconda assenza: Mandare un secondo invito se lo studente continua a marinare la scuola o se i genitori non si sono presentati. Suggerite all’ Ufficio delle politiche giovanili o al funzionario responsabile per la mancata frequenza scolastica di intervenire. In questa fase cercate l’ accordo con i genitori su questo intervento.
- Terza assenza: Se lo studente non rientra a scuola entro un periodo di tempo deciso dal dirigente scolastico si deve decidere se contattare l’ Ufficio delle politiche giovanili o il funzionario responsabile per la mancata frequenza scolastica senza cercare l’appoggio dei genitori, che saranno informati della decisione con una terza lettera.
E’ comunque importante agire presto in collaborazione anche con istituzioni esterne. V. anche il Modulo 5.
Analisi di un caso e scelta di uno o più metodi
Di fronte ad una assenza non giustificata (Ndt:o sospetta) si deve agire in modo forte e immediato per prevenire futuri drop out. Plasse (2004) pensa che una telefonata ai genitori sia corretta fin dal primo giorno di assenza o dopo almeno tre assenze non giustificate. Ma prima di ciò si deve chiarire chi debba cercare il contatto con lo studente e con i genitori, Thimm elenca le seguenti persone: il coordinatore di classe, l’ insegnante di una materia speciale, il dirigente scolastico, lo psicologo o il counsellor della scuola, l’assistente sociale della scuola. A seconda dei motivi che hanno portato all’ assenza , varie persone possono essere coinvolte ed è importante avere qualcuno che coordini, tenga il filo e abbia la responsabilità delle azioni intraprese. Questa persona chiave potreste essere voi. Il prossimo passo sarà mettere insieme tutte le informazioni che possono chiarire le ragione dell’ assenteismo. I motivi che determinano il rifiuto scolastico possono essere diversi. Plasse (204, pp27e segg) distingue tre aspetti:
- marinare la scuola: non è un disturbo da ansia e può essere punito come ogni altro atto di indisciplina scolastica.
- ansia da scuola. E’ causata dalla paura di qualcosa dentro la scuola o qualcosa che si trova sulla strada per la scuola. Gli studenti possono temere le prestazioni scolastiche richieste, i compagni, gli insegnanti o perfino lo stesso ambiente scolastico.
- ansia da separazione /fobia nei confronti della scuola. La causa di questa paura è determinata da qualcosa che va aldilà della scuola, per esempio i ragazzi possono aver paura che possa succedere qualcosa ai loro genitori quando non sono con loro. Spesso provano un disagio fisico senza sintomi medici.
Si dovrebbe fare intervenire subito lo psicologo della scuola o mandare lo studente da uno psicologo esterno se si sospetta che ci ia un problema di ansia dietro il rifiuto scolastico (V. anche il Cap. 5.3 e il Modulo 5).
Da un punto di vista sistemico l’assenteismo non deve essere visto come il problema di un singolo individuo. Tutto il sistema contribuisce alla sua esistenza e alla possibilità di gestirlo. Perciò, sulla base delle informazioni sul persistere delle assenze , i seguenti sottosistemi dovrebbero essere considerati:
- lo studente
- i genitori
- i colleghi
- altre persone importanti che appartengono al sistema (nonni, gruppo dei pari, ecc.)
Un ulteriore aspetto fondamentale è rappresentato dalla individuazione dei punti di forza e di debolezza dello studente. Maggiori informazioni su questo punto si trovano nel Modulo 4. Per sostenere lo studente individualmente è necessario avere chiaro quali siano i suoi punti di forza e di debolezza, le sue abilità e le sue passioni. Nell’opuscolo “Facciamoli ritornare! Come trattare l assenteismo – linee guida per gli insegnanti” (Sächsisches Staatsministerium für Kultus, 2008) si trovano griglie di valutazione per le singole discipline
2_2_3_assessing achievement.it
2_2_3_assessing learning behaviour and social competences.it
Una volta raccolte tutte le informazioni, dovreste scoprire quali esperienze lo studente giudica come “buone”
Tra quelle realizzate quando non era a scuola. Dovreste poi cercare di vedere il problema dl punto di vista dello studente.
“Come posso far sì che le “buone” esperienze all’ interno della scuola abbiano un valore superiore a quelle realizzate fuori dalla scuola e lo/la portino a frequentare di nuovo le lezioni regolarmente?”
In questo capitolo troverete una visione generale di principi e modelli di comunicazione che possono essere utili nell’ analisi dei processi della comunicazione e dei conflitti. Per evitare errori troverete strumenti di comunicazione che possono essere di supporto per uno svolgimento proficuo di incontri e discussioni. Una pianificazione adeguata, una preparazione e chiarimento delle aspettative, degli atteggiamenti e degli obiettivi rappresentano il primo passo necessario (Paragrafo 3). Il Paragrafo 4 vi dice che cosa dovete prendere in considerazione quando invitate qualcuno ad un colloquio. Il Paragrafo 5 offre alcune informazioni su aspetti specifici della comunicazione interculturale
Principi base della comunicazione. Modelli di comunicazione
La parola comunicazione deriva dal latino “comunicare” che significa condividere, informare, frequentare, agire insieme, fare gruppo. Per far sì che nel sistema scuola ognuno possa informare gli altri sulla propria realtà è necessaria la comunicazione. Spesso il processo di comunicazione è disturbato o ci sono incomprensioni. Le teorie e gli strumenti seguenti vi possono aiutare a riconoscere queste “trappole” per evitarle e risolverle.
1. Il modello “sender receiver” (colui che manda, colui che riceve) di Schulz von Thun (2004)
Secondo Schulz von Thun il processo della comunicazione contiene tre elementi
- colui che manda il messaggio: inizia la comunicazione e stabilisce il codice del messaggio
- il messaggio è una espressione verbale o non verbale che viene inviata dal mandante a colui che lo riceve
- colui che riceve il messaggio lo decodifica. Se chi riceve risponde al mandante questa azione si chiama feedback (V. anche Capitolo 3.2)
I quattro aspetti del messaggio
Ogni messaggio ha quattro aspetti:
- contenuto neutro del messaggio: l’ informazione che il mandante desidera passare
- richiesta al ricevente. Ciò che il mandante desidera provocare nel ricevente
- relazione interpersonale. Ciò che il mandante pensa del ricevente, quale è il suo modo di vedere la relazione reciproca e come desidera rivolgersi all’altro
- auto rivelazione. Ciò che il mandante dice di se stesso
Ascoltare con quattro orecchi
Chi riceve il messaggio può ascoltare con quattro orecchi:
- l’ orecchio che coglie l’ informazione: quale è il contenuto del messaggio?
- l’orecchio colpito dalla richiesta: che cosa devo fare, pensare, sentire in seguito al suo messaggio?
- l’ orecchio relazionale: Come mi sta parlando? Che cosa pensa e che cosa prova nei miei confronti e del nostro rapporto reciproco?
- orecchio dell’ auto rivelazione: Che tipo di persona è? Che cosa ha in mente? Che cosa mi sta dicendo di se stesso con questo messaggio?
Dipende da chi riceve il messaggio decidere con quale orecchio decodificarlo. E’ importante sapere che la “verità” di un messaggio può essere decisa solo da chi lo riceve e da chi lo manda. Per ulteriori informazioni vedere Schulz von Thun (2004) Plasse (2004, p 55) chiarisce che l’ assenteismo può essere visto come un messaggio da parte dello studente e segnala un esempio per dimostrare i quattro aspetti nel contesto dell’ assenteismo scolastico.
2_3_1_Four_sides_of_school absenteeism.it
2. Analisi transazionale di Berne (1961)
Con l’aiuto dell’analisi transazionale si possono analizzare situazioni comunicative e decidere su come adattare il proprio comportamento verso l’altro in base alla situazione stessa.
Miller (2002) spiega la teoria come segue: “Secondo Eric Berne, il fondatore dell’analisi transazionale, ogni personalità umana agisce sulla base di tre stati dell’Io, l’ Io bambino (C), l’Io adulto (A) e l’Io genitore (P).
Dalla prima infanzia in poi, questi Io registrano certi eventi e sono una specie di magazzino mentre ogni stato dell’Io consiste di stati d’animo, pensieri e comportamenti.
- L’Io genitore: stati d’animo, pensieri e comportamenti presi da genitori o dalla rappresentazione dei genitori: io dovrei, io devo, io non posso…
- L’Io adulto: stati d’animo, pensieri e comportamenti sono una risposta realistica al “qui e ora”: ciò è come è; mi sto comportando in questo specifico modo.
- L’Io bambino: stati d’animo, pensieri e comportamenti sorgono da impulsi propri e vengono riattivati: vorrei, mi piacerebbe avere, sarebbe così bello se…
Ogni essere umano mette in atto questi tre stati dell’Io, secondo la natura della conversazione – per esempio ammonendo, facendo la morale, o mostrandosi preoccupato (P), facendo notare e giustificando i fatti (A) o mettendosi in stati d’ animo sperimentati da bambino (C).
La transazione è rappresentata dal fatto che le persone coinvolte nella conversazione possono adeguarsi a diversi stati dell’Io. Per esempio qualcuno da uno stato P parla ad un altro che è in uno stato C e così via.
Per una comunicazione professionale la situazione desiderabile è che lo stato dei partecipanti sia da A-A.
Miller (2002, p. 31) elenca quattro vantaggi del modello:
- percezione dei nostri tre stati dell’Io
- percezione dello stato dell’Io della persona con cui parliamo
- permanenza in un corretto stato di Io adulto all’interno di conversazioni professionali
- possibilità di agire utilizzando tutti i tre stati
Basandovi su questo modello potete analizzare le vostre conversazioni professionali a scuola. Una conversazione con i genitori di uno studente assenteista può essere stressante perché può darsi che dobbiate evidenziare i comportamenti scorretti del ragazzo e questo può provocare resistenza e una reazione negativa da parte dei genitori. La teoria vi può aiutare a rispondere in modo costruttivo alle loro reazioni e agire con lo stato dell’Io adulto.
Gli strumenti della comunicazione
Ci si può esercitare a comunicare. La pratica migliore è mettere in atto gli strumenti teorici. Buon divertimento!
1. L’ascolto attivo
L’ascolto attivo è un metodo che può essere usato in una situazione di counselling con uno studente a rischio. Lo scopo dell’ascolto attivo è aiutare lo studente (o la persona con cui parlate) a parlare di ciò che realmente lo riguarda e gli preme. Con una simile strategia di comunicazione si crea una relazione che è molto importante per gli adolescenti con disordini comportamentali dal momento che spesso non sono ben integrati socialmente. Le regole dell’ascolto attivo sono:
- Ascoltare con quattro orecchi. Focalizzatevi sull’orecchio dell’auto rivelazione (V. Capitolo3). Così otterrete informazioni utili sul vostro studente/interlocutore e sui suoi pensieri e stati d’animo
- Dedicate grande e intensa attenzione al vostro interlocutore. Ciò comporta l’utilizzo di segnali d’ascolto come “ah, mmmm, interessante” che spingono l’altro a continuare a parlare. Altrettanto importante è mantenere il contatto con lo sguardo, dare segni non verbali di attenzione (muovere o fare cenno di sì con la testa, corrugare la fronte, utilizzare il linguaggio del corpo e così via) e anche restare in silenzio in alcuni casi. Dopo tutto, una pausa nella conversazione può significare che l’altro sta riflettendo su qualcosa.
- Fare delle parafrasi. Riassumente ciò che avete capito con parole vostre, senza aggiungere niente, né commenti né valutazioni. Così l’ altro può controllare se avete correttamente capito quello che lui/lei vi voleva dire.
- Domande che approfondiscono le emozioni: Cercate di tirar fuori le emozioni del vostro interlocutore, in modo che abbia l’occasione di chiarirle anche a se stesso.
- Dite con parole vostre i sentimenti dell’altro. Dite ad alta voce quali pensate che siano e chiedete se avete ragione. Se vi corregge, accettate la correzione senza alcuna discussione. Ciò lo aiuterà ad acquisire sensibilità nei confronti dei propri sentimenti e ad accettarli.
Per far pratica di queste tecniche potete esercitarvi nell’ascolto attivo con un amico. Si può imparare solo con un continuo esercizio
2. Messaggi in prima persona
Nell’interagire con uno studente che fa molte assenze capita spesso che come insegnante si debba misurarsi con l’infrazione di una regola. Con un messaggio in prima persona potete criticare il comportamento di qualcuno senza attaccarlo come persona. Plasse (2004, p.46) descrive il messaggio in prima persona come segue: “Un messaggio in prima persona consiste di una parte emotiva e una parte informativa. In un messaggio in prima persona si esprimono i propri sentimenti. Nella parte di informazione oggettiva si comunica come questi sentimenti sono stati provocati, per esempio „ Sono deluso perché non hai mantenutola tua promessa!‟ Non si può discutere sui sentimenti, esistono e devono essere presi sul serio. I livelli di un messaggio in prima persona:
- L’evento - Affermazione neutrale di una fatto. “Sei stato assente” invece di “ non avevi alcun interesse a venire a scuola”
- La reazione - presentazione dell’esperienza emotiva soggettiva. E’ meglio dire “Sono infastidito” invece di “Dai sempre fastidio sempre tutti” Inoltre è utile descrivere lo stato d’animo in relazione al vostro rapporto “Penso che sia un peccato, perché vorrei andare d’ accordo con te”
- I propri desideri / la visione positiva
La visione di un possibile miglioramento senza porre domande “Vorrei fare un accordo con te su come recuperare le tue lacune nello studio. Forse allora verresti più volentieri a scuola” – invece che l’ordine: “Rispetta le regole della scuola!”
Nel modulo on line
link 2_3_2_I_messages.it troverete una scheda di lavoro per esercitarvi nei messaggi in prima persona.
3. Dare e ricevere feedback
Come insegnante si deve spesso reagire davanti al comportamento di uno studente. Nel caso di uno studente a rischio è particolarmente importante dare un feedback costruttivo che lo incoraggi a gestire la vita scolastica di tutti i giorni. Ugualmente dovete voi stessi accettare le reazioni per esempio in un colloquio con i genitori, colleghi o il vostro superiore
- Usate il feedback se volete sottolineare un comportamento positivo
- Si ha sempre la scelta se accettare o rifiutare il feedback
Dare feedback:
- Dare feedback immediatamente dopo la situazione a cui si riferisce
- Cercate di dire sempre qualcosa di positivo all’inizio, poi qualcosa di negativo e cercate alla fine di concludere nuovamente con qualcosa di positivo
- Assicuratevi di affrontare comportamenti che possano essere modificati e evitate giudizi sulla personalità di chi riceve il vostro messaggio
- Siate decisi e presentate le vostre impressioni soggettive senza fare generalizzazioni
Ricevere feedback:
- Ascoltate con attenzione e fate domande solo se non capite qualcosa
- Non cercate di giustificare le vostre azioni
- Accettate il feedback come una visione soggettiva del problema che vi dà la possibilità di imparare che impressione date agli altri
- Ringraziate per il feedback
Dal
video potete vedere come funziona il feedback
4. Comunicazione non verbale
In aggiunta a ciò che diciamo agli altri noi parliamo anche con il linguaggio del nostro corpo. L’incoerenza tra i nostri segnali verbali e non verbali possono provocare incertezza in chi ci ascolta. I segnali non verbali sono la mimica, i gesti e la postura. Nel trattare con i ragazzi che fanno molte assenze vi possono essere degli stati d’animo che non esprimente con le parole, ma che possono essere riconosciute da chi vi ascolta a livello non verbale.
Ecco un esempio dalla vita di tutti i giorni a scuola:
Il signor Klein ha ordinato ad uno studente di completare un certo lavoro non finito. Si accorge che il ragazzo non ha fatto il compito richiesto. E’ arrabbiato ma vuole essere un bravo educatore e gli chiede: “Che cosa ti ha reso difficile completare il lavoro?” Il ragazzo è confuso poiché sente che la domanda viene posta come partecipe nelle parole ma avverte la rabbia dell’ insegnante.
Perciò sarebbe meglio esprimere i propri sentimenti: “Avevamo fatto un accordo e non sei stato ai patti. Questo mi fa arrabbiare. Hai un’idea idea di come si può risolvere il problema?” L’ insegnante è chiaro, lo studente può reagire meglio a ciò che gli viene detto e una soluzione può più facilmente essere trovata. (secondo Kanitz, 2006, p. 88 f.).
5. Tecniche su come porre le domande
Ci sono varie tecniche che possono essere di aiuto per ottenere informazioni e fare chiarezza sulle vere ragioni dell’ assenteismo. Si possono usare per scoprire di più sulle paure, i motivi e i desideri di chi parla con voi. Se le combinate con l’ ascolto attivo (V. 3.2.1) potete essere sicuri di ottenere il maggior numero di informazioni possibili. Nel porre una domanda potete motivare lo studente (Che faresti se tu fossi me?) o ferirlo (Non lo capirai mai?)
V. Kanitz (2006) descrive vari tipi di domande. Per il loro speciale valore si deve ricordare qui la differenza tra domande chiuse o aperte. Alle domande chiuse si può solo rispondere “sì” o “no”. Ciò può essere utile per tagliar fuori chi parla troppo, per ritornare su un argomento, o provocare una decisione. Le domande aperte iniziano con “quando”,”dove”, “perché”, “come” o “che cosa”. Nel rispondere a questo tipo di domande l’ altro può scegliere in modo autonomo che cosa e quanto desidera rivelare. Le domande aperte possono essere di aiuto per scoprire bisogni, motivi e obiettivi dell’ interlocutore.
6. La metacomunicazione
La metacomunicazione è una conversazione su una conversazione. Con l’ aiuto della metacomunicazione si possono gestire le conversazioni, lasciare il “campo di battaglia” della comunicazione e parlare con il vostro interlocutore entrando nella “cabina di comando”, Ulteriori informazioni sulla metacomunicazione sono reperibili in Kanitz (2006) o Schulz v. Thun (2004).
Approcci, aspettative, definizione di obiettivi e preparazione di domande
Per iniziare un colloquio con un chiaro punto di vista è necessario considerare in primo luogo quale è l’approccio che si ha verso lo studente. Inoltre si deve riflettere su quali siano le aspettative e far derivare da queste gli ambiti degli obiettivi che volete concordare con lo studente (V. anche Cap. 4.3) Dovreste anche chiarire le vostre aspettative nei confronti dei genitori, che cosa volete loro dire del/la loro ragazzo/a o se avete necessità di ulteriori informazioni. Inoltre dovrete chiedervi che cosa avete intenzione di fare perché gli obiettivi siano raggiunti. Plasse (2004) ha raccolto una serie di metodi che vi permettono di dare più forza alla vostra posizione.
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Plasse sottolinea anche che è importante capire quali siano i vostri propri stati d’ animo nei confronti del colloquio. Avete paura di confrontarvi o siete arrabbiati con lo studente o i suoi genitori? Diventando consapevoli dei vostri stati d’animo ne saprete parlare apertamente e non esserne sopraffatti. Se volete parlare del comportamento scorretto di uno studente, potete trovare delle utili linee guida
reflection guidelines nell’opuscolo “Facciamoli ritornare! Come trattare l’assenteismo – linee guida per gli insegnanti” (Sächsisches Staatsministerium für Kultus, 2008, p. 40).
Una volta chiarita la vostra posizione siete in grado di pensare concretamente alle domande da fare allo studente e ai suoi genitori
Wolter ( (citato da Thimm, 1998, p. 94) dà una visione d’ insieme delle domande che potete desiderare di chiedere allo studente.
In un’altra pubblicazione
Thimm II (2008, p. 11) aggiunge ulteriori domande.
Plasse (2004, p33) elenca una serie domande da fare in un primo colloquio con gli studenti e i genitori.
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2_3_2_parents.it
L’ opuscolo “Facciamoli ritornare! Come trattare l‟assenteismo – linee guida per gli insegnanti” (Sächsisches Staatsministerium für Kultus, 2008, p. 19) elenca una serie di domande che devono trovare una risposta nel colloquio con lo studente e i genitoriVedere
pupils and parents
Definire il luogo e il momento. Invitare al colloquio
Poiché l’inizio del vostro colloquio con i genitori di uno studente che fa assenze può essere difficile, è ancora più importante che si crei un’ atmosfera rilassata. Fissate la data dell’incontro in modo da poter parlare di tutte le cose importanti in un ambiente adatto e senza pressioni di tempo. L’incontro dovrebbe aver luogo in una stanza dove potete parlare senza essere disturbati da altre persone. Stare seduti faccia a faccia senza una barriera (come una scrivania) è un vantaggio e può aiutare a dare il tono giusto all’incontro.
Decidete se è meglio invitare i genitori per lettera o per telefono. Una telefonata dà i primi chiarimenti e riduce le insicurezze.
Secondo Plasse (2004, p.52) gli elementi di un invito sono:
- Contenuto e scopo del colloquio
- Partecipanti
- Inizio e prevedibile fine del colloquio
- luogo
Dal seguente link tedesco
invitations potete scaricare inviti a colloqui con i genitori in diverse lingue.
Aspetti specifici della comunicazione interculturale
Molti dei ragazzi che fanno tante assenze provengono da ambienti di immigrati. Perciò è importante trattare il problema delle diverse culture in classe, con i colleghi e negli incontri genitori-insegnanti. Potete preparare delle unità didattiche o fare aggiornamento in servizio per migliorare la comunicazione interculturale nelle vostre classi e nella scuola in genere. I contenuti possono essere, per esempio, le differenze tra le varie culture e la necessità sia di rispettare queste differenze che di elaborare norme e valori comuni. Quando preparate dei colloqui con genitori di culture diverse dovreste chiedervi se interagire con loro non possa prevedere accortezze speciali (per esempio, chi invitate, ci sono aree da evitare, o formalità da seguire, ecc.). Considerate se non sia il caso di chiamare un interprete. Nel seguente link
check list potete trovare una scheda redatta dall’ Istituto regionale di aggiornamento degli insegnanti e dello sviluppo scolastico di Amburgo che vi può aiutare a fare il lavoro interculturale con i genitori.
Fasi di un colloquio
Può essere molto utile conoscere le fasi di un colloquio corretto e costruttiva. Secondo Thimm (2008, p.10) e Benien (2007,pp 46 e segg) si hanno sei fasi in un colloquio collaborativo:
- Preparazione: basata sui quattro aspetti del messaggio di Schulz von Thun (V. anche Cap.3.1). Ponetevi le seguenti domande: Informazione: “Che cosa voglio dire al mio interlocutore?”
Auto rivelazione: “Che cosa voglio far sapere di me?”
Relazione: “Come voglio parlare al mio interlocutore? Come vedo il nostro rapporto? Come voglio gestirlo?”
Richiesta “Che cosa voglio che il mio interlocutore faccia? Quale è lo scopo del colloquio?
- Inizio del colloquio: è importante cominciare bene. Evitate di allontanarvi dal reale argomento (parlando di tempo, vacanze, famiglia) ma al tempo stesso cercate di creare una buona atmosfera – per esempio: “Nonostante il motivo del nostro incontro non sia molto piacevole, sono contento di avere l’occasione di parlarne oggi.”
- Approfondendo la conversazione / comprensione del problema: per arrivare ad una soluzione condivisa ha gran valore il cercare di capire il punto di vista del vostro interlocutore. In questa fase le tecniche dell’ ascolto attivo (V. Cap. 3.2) possono essere di aiuto per capire gli stati d’ animo della vostra controparte e contribuire a trovare una soluzione. Per esempio: uno studente che si sente compreso può sviluppare più fiducia e rispetto nei vostri confronti di uno studente che ha la sensazione che voi vogliate imporgli una soluzione. Durante questa fase dovreste anche comunicare il vostro punto di vista e i vostri stati d’ animo. In questo modo tutte le persone coinvolte possono realizzare una comprensione globale del problema.
- Alla ricerca di soluzioni: a questo punto potete suggerire le varie soluzioni che avete già elaborato durante la fase preparatoria (V. anche Cap. 3.3). Cercate un punto di equilibrio tra i pro e i contro insieme allo studente e ai genitori
- Fate un piano d’azione: Come dovrebbe essere il comportamento desiderato? Che cosa potrebbe aiutare lo studente a realizzarlo? Che cosa potrebbe causare problemi? Che e che cosa può aiutare lo studente a superare questi problemi? Discutete tutti questi aspetti apertamente con lo studente e i genitori.
- Conclusione del colloquio: date una veloce valutazione della conversazione, ringraziate per essere venuti, finite con una qualche formalità (per esempio concludendo un contratto, V. anche Cap. 4.3), fissate un incontro di monitoraggio.
Gestione dei conflitti
Un motivo d’ assenteismo può essere un conflitto irrisolto con i compagni o con gli insegnanti. Perciò una strategia appropriata di gestione dei conflitti è un importante passo verso la prevenzione dell’ abbandono scolastico.
Berner (2005) definisce un conflitto come segue: “Esiste un conflitto quando I bisogni, gli interessi, le aspettative, le intenzioni e gli scopi sono – almeno nella loro forma attuale – incompatibili.”
Glasl (1992) descrive “i nove passi dell’ escalation del conflitto”
nine steps to conflict escalation (12_steps.it). Questo modello fa comprendere meglio i conflitti e trovare strategie per la loro soluzione.
Secondo questo approccio è utile analizzare le dinamiche del conflitto e capire che livello di conflitto è stato raggiunto per decidere se risolverlo internamente o con un aiuto esterno.
Schemi di comportamento nella gestione dei conflitti Lippmann (2004, p. 48) elenca i seguenti modi di trattare un conflitto:
- fuggire (tentare di evitare o reprimere un conflitto),
- fare il morto (non fare niente e sperare in un miracolo),
- lottare (cercare di indebolire o battere l’altro)
- sottomettersi ( rinunciare, non pretendere il riconoscimento dei propri interessi)
- delegare (far risolvere il conflitto da un terzo)
- cercare un compromesso (ciascuno rinuncia a qualcosa)
- negoziare un accordo (richiede molto tempo ed energie, ma offre le migliori possibilità di realizzare una soluzione di lunga durata)
Secondo Lippman i primi quattro modi possono portare all’eliminazione del conflitto per brevi periodi nel migliore dei casi, ma non a soluzioni di lunga durata. E’ anche più probabile che si verifichi una escalation del conflitto che spesso comporta la necessità d’intervento di una figura terza. (V. Glasl, 1992)
Conversazioni conflittuali
Miller (2002, p. 23 e segg.) indica i seguenti approcci di analisi dei conflitti e di ricerca di soluzioni adeguate:
- I quattro aspetti del messaggio di Schulz von Thun (V: anche Cap. 3.1)
- L’analisi transazionale di Berne (V. anche Cap. 3.1)
- Le quattro fasi della comprensione: nel caso di aggressione verbale questo approccio vi può aiutare a capire il problema, se non ci sia niente da fare con la vostra controparte e a non prendere l’aggressività come un attacco personale. Si devono considerare quattro aspetti fondamentali:
- - accuse, insulti infamanti, aggressioni,
- - sentimenti di rabbia, furia, odio, sensazione di essere ferito,
- - sentimenti di insicurezza, disperazione,
- - problemi esistenziali / dolore, infelicità
2_4_2_4_steps.it
Counselling di gruppo come gestione dei conflitti. Supervisione dei colleghi secondo Mutzeck (2005)
Un‟altra possibilità per la gestione dei conflitti è la “supervisione dei colleghi” suggerita da Mutzeck, basata su strategie di problem solving che rendono possibile superare il divario tra lo stato reale delle cose e quello desiderato. Mutzeck suggerisce nove fasi di counselling
counselling steps. Se siete interessati al metodo, dovreste leggere il testo di Mutzeck perché può essere usato sia nella gestione degli studenti che dei loro genitori. Così sarete in grado di dare consigli agli altri per risolvere i loro problemi o ricevere consigli per risolvere i vostri propri conflitti.
Altre forme di gestione dei conflitti
Göppel (2007) descive tre diverse forme di gestione dei confliti a scuola. Di particolare interesse il Responsible Thinking Process“ (RTP), “Processo di Pensiero Responsabile” di Edward E. Ford (2004). Questo metodo è previsto per quei giovani coinvolti in conflitti che non possono essere risolti con la semplice comprensione, usando il confronto con il proprio comportamento. L‟ “amministratore”, persona che ha avuto un training speciale per trattare questo tipo di conflitti, mette il giovane in modo sistematico di fronte alle regole concordate, alle conseguenze dell‟inadempienza alle regole stesse e alla responsabilità del proprio comportamento. Continua in questa operazione fino al momento in cui il giovane esprime in modo esplicito e serio la sua intenzione di migliorare.
Nella gestione dei rapporti con gli studenti che fanno assenze e sono aggressivi possono sorgere conflitti difficili da risolvere a scuola. Si può pensare di inserirli in un qualche progetto speciale (V. Cap.5.5 e anche Modulo 5). Nell’opuscolo “Nuovi modi di creare cooperazione tra enti per i giovani e la scuola con progetti sulla stanchezza scolastica nella Rhine-Westphalia del nord” (DJI, 2004) si può trovare un panorama di progetti per ragazzi stanchi, annoiati
projects for school tired pupils.
Altri progetti sono descritti nei 30 documenti tedeschi del Progetto School Inclusion, come anche nei database dei partner. (
http://schoolinclusion.pixel-online.org).
Bullismo
Anche il bullismo sia individuale che di gruppo può essere un motivo per spingere uno studente a fare assenze. La pubblicazione “Facciamoli tornare! Come gestire l’assenteismo – linee guida per gli insegnanti” ” (Sächsisches Staatsministerium für Kultus, 2008, p. 27) indica le seguenti forme di bullismo:
- trarre divertimento dalle disabilità degli altri
- prendere in giro, insultare, offendere
- minacciare, ricattare, umiliare, torturare
- fare accuse maligne, divulgare bugie
- dare consapevolmente informazioni scorrette
- isolare ed escludere dal gruppo
A pagina 50 il metodo FARSTA
Farsta method è descritto come un metodo anti mobbing. Fornisce utili suggerimenti su come agire contro il bullismo. Descrive varie fasi di intervento e registra alcune interviste con studenti dediti al bullismo.
Anche Plasse (2004, p. 92) propone alcuni suggerimenti per gestire il bullismo
bullying (p. 92):
bibliografia sull‟argomento
- HATTO (2003) “Promoting class climate”: Questo manuale descrive metodi di gestione e mediazione dei conflitti e ha anche un capitolo sull’integrazione.
- JEFFERYS-DUDEN (2002) “Conflict management and mediation“: E’ un programma con diverse unità didattiche sull’ argomento. Interessante perché offre materiale pronto all’uso.
Raggiungere un accordo, monitorarne lo sviluppo e le conseguenze
Alla fine di un colloquio è importante che scriviate gli obiettivi
aims, e le strategie
strategies per raggiungerli e i risultati in termini di successo o insuccesso. Se dovete “punire” lo studente, deve essere chiaro che le sanzioni scelte tendono ad aiutare l’alunno a riconoscere che deve sopportare le conseguenze di un comportamento inaccettabile. Le sanzioni dovrebbero essere giuste e proporzionate ai fatti e non un segno del vostro potere o controllo. dimostrata una strategia di successo. Perciò dovete raggiungere un accordo. Sanzioni adeguate potrebbero essere il lavorare di nuovo sulle lezioni perse nel pomeriggio, un incontro quotidiano con il dirigente scolastico o lo staff dirigenziale che rinforzi la puntualità dello studente e le azioni intraprese. La stesura di un contratto firmato da tutti si è dimostrata una procedura di successo. Nei seguenti links
2_4_3_pupil.it
2_4_3_parents.it
potete trovare esempi di contratti tra insegnante e studente e tra insegnante e genitori. Gli studenti a rischio possono nella loro esperienza aver percepito una mancanza di interesse nei loro confronti e nella loro presenza. Mostrare interesse se raggiungono gli obiettivi o se stanno ai patti può essere per loro una esperienza importante. E’ fondamentale premiare lo studente se raggiunge un obiettivo. Ciò aumenterà la motivazione a frequentare regolarmente.
Nel link
2_4_3_monitoring.it troverete un modulo di documentazione che vi può aiutare a monitorare lo sviluppo dei contratti e le conseguenze.
La documentazione, riferire il colloquio e ottenere collaborazione
Dopo che il colloquio è finito dovreste decidere se avete ottenuto tutti gli obiettivi programmati e se non ci sia la necessità di una rinegoziazione. La pubblicazione “Facciamo ritornare! Come gestire l’assenteismo – linee guida per gli insegnanti” (Sächsisches Staatsministerium für Kultus, 2008) offre schede di valutazione sui risultati scolastici, i comportamenti di studio, le competenze sociali e sui contratti formativi. Vi possono essere utili per riflettere su quali misure promuovano o ostacolino il raggiungimento degli obiettivi.
2_5_1_Assessment Sheet for the support of achievement.it
2_5_1_Assessment Sheet for the support of learning behaviour and social competences.it
2_5_1_Evaluation Sheet for the education agreement.it
Dopo il colloquio dovreste parlarne – specialmente se una o più delle persone coinvolte non era disposta a collaborare o se il colloquio è stato molto conflittuale. La ricerca di aiuto previene in maniera attiva lo sviluppo dello stress e del logoramento. L’aiuto dovrebbe provenire da qualcuno che lavora nei sindacati, colleghi di facoltà o naturalmente anche dal vostro partner o un amico.
Miller
Miller (1993, citato da Thimm 1998, p. 105) ha messo insieme una serie di domande che da insegnante possono esservi utili per valutare ciò che può fornire sollievo dallo stress.
Non esitate a cercare assistenza professionale (per esempio counselling, coaching, terapia) se sperimentate difficoltà nella realizzazione dei colloqui (V. anche Modulo 5). Un’altra possibilità di ridurre lo stress è la partecipazione a un “Gruppo di Supervisione dei Colleghi. (V. Mutzeck (2005) e anche Cap.4.2 ).
Preparare e organizzare il rientro a scuola e alla vita scolastica
Dovreste considerare le dinamiche di gruppo e il livello morale nella classe , essere consapevole delle potenziali esperienze negative per lo studente che rientra. Se è stato vittima di bullismo, focalizzare su di lui l’ attenzione può portare ad un ripetersi del fenomeno. Per esempio, potreste fare una lezione sulle assenze e sottolineare come certi tipi di comunicazione e comportamento tra compagni potrebbero influire sulle assenze. (v. anche Cap. 1.1 e Modulo 1).
Un’esperienza positiva nel primo giorno di rientro farà dimenticare allo studente le precedenti esperienze negative. Potete scegliere uno studente affidabile che diventi un buddy (buddy = amico e mentor) per l’alunno a rischio. Il ruolo del buddy è sostenere lo studente a rischio e incoraggiarne la frequenza regolare da una parte e recuperare le lezioni perse dall’altra. Il link seguente mostra un documento in lingua tedesca
2_5_2_buddy.
Una classe piacevole e collaborativa è la base necessaria per contrastare esperienze scolastiche negative e trovare compagni che danno un aiuto. (V. anche Cap. 1.2)
Il vostro stesso comportamento è fondamentale all’interno di questo processo. Thimm (1998, p. 96) commenta come segue: “Un primo passo per favorire la frequenza di uno studente in classe è prendere le sue affermazioni sul serio e trasmettere il messaggio che si accetta come persona. Perciò gli interrogatori, i commenti cinici o altri modi di metterlo in evidenza devono essere evitati. Proprio il contrario: deve essere comunicato allo studente quanto lui è importante per la classe e quanto è importante ciò che lui si è perso, probabilmente perfino il fatto che l’insegnante fosse preoccupato per lui…” Plasse (2004) suggerisce di fare le prove della situazione di rientro in un
role play con i colleghi.
Interventi tempestivi basati su supporti esterni
Ci sono sempre delle limitazioni nel lavorare con chi fa molte assenze. Non potete risolvere tutti i problemi dei vostri studenti. Ma sapere a chi vi potete rivolgere è un passo importante per trattare questo problema complesso in maniera professionale.
Se la causa delle assenze è un disordine da ansia o una fobia dovreste in ogni caso coinvolgere uno psicologo o un uno psicoterapista esperto di problemi scolastici a livello clinico – la direzione saprà guidarvi su come gestire il problema. Per questo tipo di interventi la famiglia deve sempre essere coinvolta.
La letteratura sull’ abbandono scolastico sottolinea ripetutamente e in più modi come la collaborazione con assistenti sociali interni o esterni alla scuola sia un importante fattore nel superamento del problema delle assenze. Il più delle volte gli studenti a rischio hanno più di un problema (V.Modulo1) e tutti influiscono negativamente sulla loro performance scolastica.
Il riferimento a progetti specializzati nel sostenere studenti e compensare i loro deficit possono esservi di aiuto e alleggerire i vostri compiti di insegnanti (V. anche Cap. 4.2)
Il link seguente mostra un documento in lingua tedesca
2_5_3_project
Gli uffici che si occupano di ordine pubblico possono essere un altro valido partner. Plasse (2004) suggerisce di trovare canali specifici per riferire delle assenze quando non si riesce a risolvere il problema a scuola. Di solito si mandano almeno due avvisi ai genitori prima di coinvolgere questo tipo di uffici (V. anche Cap. 2.2) Altri partner collaborativi possono essere gli uffici per le politiche giovanili del territorio e gli sportelli di ascolto che possono essere utili per i problemi scolastici. Polizia e tribunali collaborano solo in casi estremi.
E’molto importante che le diverse figure professionali si conoscano, comunichino e lavorino in rete per facilitare azioni veloci ed efficaci nella prevenzione della dispersione.
2_5_3_literature.it